“L’architettura è il gioco sapiente, corretto e magnifico dei volumi raggruppati sotto la luce.”

Così Le Corbusier sintetizza il ruolo che la luce ha nell’architettura, come in qualsiasi altra attività umana: essa ci mostra la realtà, le forme prendono vita se colpite dal flusso di particelle microscopiche emesse da una sorgente luminosa, l’ombra prodotta crea plasticità generando sensazioni spaziali, il propagarsi di queste onde investendo gli oggetti ne svela il loro colore.

La luce è quindi un principio fisico: essa viene propagata, assorbita, riflessa, rifratta. L’occhio umano attiva delle funzioni nervose che dando origine alla visione cromatica, ci fanno percepire ciò che accade intorno.

La luce naturale proveniente dal sole, a seconda dei periodi dell’anno, cambia colore, intensità, inclinazione. Condizionando il ciclo vitale, siamo prepotentemente coinvolti nelle sue variazioni che vanno dall’alternarsi giorno/notte a quello delle stagioni. Il ritmo circadiano è strettamente legato all’irraggiamento solare ed alla temperatura ambientale: l’uomo associa istintivamente alla luminosità o all’oscurità delle emozioni e stati d’animo che generano automaticamente delle attività (volontarie e non); abbiamo bisogno della luce per poter essere attivi mentre il buio indica al nostro corpo che bisogna riposare.

Passiamo moltissimo tempo nelle nostre case, o più in generale in ambienti chiusi. Vi è mai capitato di provare una sensazione di malessere durante la permanenza in un luogo confinato? Ci sono delle reazioni biologiche che mettiamo in atto per cercare di mantenere – a volte con fatica – un equilibrio; il nostro corpo lo fa continuamente, una meravigliosa macchina che cerca di regolare i propri ritmi in base agli stimoli esterni che riceve. La percezione del ciclo della giornata e delle stagioni è necessaria al fine di garantirci l’orientamento, sia nello spazio che nel tempo. Inoltre serve ad evitare il fastidioso effetto noia, tipico del clima artificiale negli ambienti chiusi, per la mancanza di cambiamento del paesaggio climatico. È pertanto fondamentale ottimizzare l’apporto di luce naturale sia per il risparmio energetico che per garantire all’uomo le migliori condizioni di benessere. Ed è proprio questo fine che fa ricadere l’intero argomento nella materia della bioclimatica, cioè quella parte del progetto che cerca di ridurre i consumi energetici – intesa perlopiù come diminuzione dell’impronta dell’uomo sull’ambiente – in relazione alla salute della persona.

Le normative che disciplinano questa materia non tengono in considerazione tutti questi aspetti; molto spesso si limitano ad indicare pochi parametri da rispettare nella progettazione, come quello del rapporto fra superficie finestrata e dimensione del vano (il famoso 1/8) che dovrebbe riguardare piuttosto l’aerazione, ma che gli enti preposti attribuiscono anche all’illuminazione.

Un progetto di architettura efficiente tiene conto di queste e di tante altre variabili, assecondandole, valorizzandole e mettendo in atto tutti gli accorgimenti per dosare la quantità di luce solare. Proprio così: ne usiamo solo la giusta dose, quella che aiuta a leggere meglio l’architettura; quella che, favorendo il comfort abitativo, è capace di far nascere le emozioni e l’attenzione; la luce in grado di generare, attraverso gli oggetti colpiti, le ombre desiderate, come e dove le vogliamo… è così che riusciamo ad enfatizzare le forme, a conferire poesia e narrazione ad un luogo. La magia invisibile della luce genera volumi e definisce spazi, rapporti, gerarchie.

La geometria descrittiva, tramite la teoria delle ombre, permette di restituire attraverso prospetti e sezioni la forma architettonica dando un effetto di rilievo e profondità e non un’immagine piatta.

Ombra e luce sono facce della stessa medaglia, elementi scientificamente misurabili e insieme condensatori di emozioni. Il sole all’imbrunire ci racconta tutta la magia della sua essenza… e così in quegli attimi, su quel confine tra luce e ombra, che l’architettura si plasma e prende forma.

Ricollegandoci alla frase di apertura di Le Corbusier possiamo dire che la luce è la chiave di tutto; grazie a lei i nostri occhi vedono gli oggetti; insieme alle ombre, evidenzia le forme, fornendo un’immagine “chiara e tangibile, senza ambiguità”.

Nel prossimo articolo andremo ad analizzare la luce in funzione dei vari ambienti della casa.