Di fronte alle grandi trasformazioni che il nostro tempo sta vivendo, gli elementi che compongono una casa, come le necessità che essa deve assolvere, non sono sostanzialmente cambiati. Sono cambiate le tecnologie, i materiali, le metodologie costruttive, ma alla base gli elementi archetipi che la compongono – elementi orizzontali e verticali – non sono mutati.

Il loro ruolo principale è di separare e riparare: separare l’interno dall’esterno, la sfera pubblica da quella privata, riparare dalle intemperie.  La casa, pur mantenendo i suoi caratteri fondanti, insieme di riparo e di struttura attraverso cui ordinare il mondo, ha avuto bisogno di individuare nuove forme capaci di soddisfare le molteplici richieste emerse in questi anni, dando soluzioni in grado di ibridare modelli tradizionali, culture migranti e progetto moderno.

La rivoluzione digitale ha modificato il modo di interagire con il mondo, il rapporto interno/individuo, esterno/collettività, ma i bisogni sostanziali dell’individuo sono rimasti immutati. Novità digitali sono state inserite anche nell’abitazione – tramite la domotica – ma non hanno intaccato quelle che sono le necessità primarie di un individuo e che lo riportano alla sua essenza analogica: mangiare, dormire, lavarsi.

Nel mondo moderno quando si chiude la porta di casa non si è effettivamente chiuso con il mondo esterno: rimaniamo costantemente connessi, collegati, il nostro Io virtuale è perennemente attivo. Chiudere la porta di casa potrebbe servire a ricollegarci con il nostro Io reale, con i suoi bisogni fisiologici e psicologici. I prodotti del design e dell’architettura ci parlano del genere di vita più adatto a svolgersi intorno ad essi o al loro interno. Ci rivelano quali stati d’animo cercano di suscitare e mantenere nei loro abitanti. Mentre in modo meccanico ci tengono al caldo e ci aiutano, allo stesso tempo possono sollecitare in noi emozioni e reazioni. Ci parlano di visioni di felicità. L’interno non è solo pianta, è una dimensione spaziale fatta di colori, luci, materiali, relazioni dimensionali, oggetti mobili che si spostano, è un vuoto costruito in continua mutazione, disegnato dalla vita stessa degli esseri umani.

Spazio e tempo interagiscono: lo spazio viene utilizzato secondo quanto necessario in un determinato momento e non secondo la definizione a priori che è stata data a quell’ambiente. I nostri interni sono per lo più una sequenza di spazi predefiniti: soggiorno/pranzo/disimpegno/bagno/camera. Quali sono dunque gli elementi tipici che definiscono questi spazi e quindi la casa?

Gli elementi verticali sono composti:

– dai muri di tompagno che dividono l’interno dall’esterno, la sfera pubblica da quella privata, che ci danno la sicurezza di una separazione

dai tramezzi che suddividono gli spazi interni; suddividere serve a delimitare quegli ambienti che necessitano di isolamento fisico, sonoro, olfattivo e per questa tipologia di spazi si utilizzano muri a tutta altezza, ossia pavimento-soffitto.

In fase di ristrutturazione, individuata la maglia strutturale dell’edificio – non modificabile – ed effettuate le dovute considerazioni tecniche, i tramezzi possono essere abbattuti e ricollocati all’interno della planimetria. I tramezzi vengono costruiti con vari procedimenti – elementi in laterizio/blocchi di gesso/gasbeton – e devono poter alloggiare eventuali impianti.

Sempre più ampio è il ricorso, sia come richiesta della committenza che come pratica progettuale, al concetto di open space, uno spazio fluido dove le partizioni interne sono ridotte al minimo o mimetizzate. Isolati quegli spazi che necessitano di privacy o di insonorizzazione con l’utilizzo dei tramezzi a tutta altezza, si può adoperare questa tipologia di soluzione. Si utilizzano tramezzi che abbiano un’altezza limitata oppure partizioni interne mobili che ci aiutano a disegnare nuove gerarchie e ricavare spazi utili. Un esempio può essere quello dell’uso dell’arredo fisso, che entra nella casa per guadagnare spazio: un comune armadio, una libreria bifacciale possono definire differenti relazioni tra gli ambienti. Il concetto di open space, tuttavia, non è applicabile a tutti i luoghi di progetto: sarà compito dell’architetto valutare di volta in volta il progetto di partizioni interne secondo la migliore soluzione possibile per lo spazio in esame.

Gli elementi orizzontali sono composti dal soffitto, simbolo del riparo contro le intemperie, e dal pavimento, superficie base di tutte le nostre attività.

Il soffitto è la parte inferiore di un solaio che può essere la copertura di un edificio – nel caso di casa indipendente o di ultimo piano – oppure ciò che regge il pavimento del piano superiore. Molto spesso per rendere più semplice il passaggio di impianti o per alloggiare corpi illuminanti viene realizzato un controsoffitto, fissato al soffitto mediante una leggera struttura metallica cui vengono fissati a secco dei pannelli di cartongesso. Un controsoffitto ben progettato, oltre ad alloggiare impianti e sistemi di illuminazione, può creare degli interessanti giochi di vuoti e di pieni, definire all’interno di un open space – tramite cambi di quota – i diversi ambienti che lo compongono.

Il pavimento rappresenta invece la superficie rivestita più estesa dell’abitazione e, metaforicamente, la base della nostra vita. Essendo la superficie rivestita più estesa, appare chiaro come la scelta del materiale definirà l’abitazione e l’impatto emotivo che ha su di noi. I rivestimenti che verranno utilizzati oltre ad assolvere ovvie funzioni tecniche, possono avere un’impronta emozionale non indifferente. L’utilizzo di un pavimento in legno o di uno in ceramica contraddistingue in modo completamente diverso l’ambiente. Per ragioni tecniche o estetiche i rivestimenti possono essere utilizzati anche per le pareti.

Per una maggiorne completezza vi invitiamo a consultare l’articolo in cui analizziamo gli spazi che compongono una casa ed il loro ruolo all’interno dell’abitazione.

La casa è l’epidermide del corpo umano – Frederick Kiesler